Massimo Padovani
L'opera di Carla Campea
Nell'arte moderna la sensibilità è degenerata, spesso nei peggiori abusi.
Essa ha spodestato il ragionamento senza sapergli sostituire un equivalente regolatore, preparando così la grande dissoluzione dello stile e della ricerca.
Ma in Carla Campea, romana di origine, la sensibilità c'è e c'è anche la curiosità della ricerca, sfociando in uno stile che attinge al "solaio" della memoria collettiva, recuperando ed elaborando, con metodo anche scientifico,artigianale, personaggi iconici.
Figure dunque circondate dagli imprevisti della materia plastica, dal bagliore caratterizzante di "tubi elettrificati" i neon, che immancabilmente, come un marchio di fabbrica, fissano le linee principali delle stesse.
Il suo discorso linguistico, tra immagine e materia si radica nelle varie esperienze di un passato anche lontano, ma porta l'opera, mediante una ricerca innovativa, verso una segnaletica vistosa, pronta a stupire, a far immaginare, anche ad arredare, avvalendosi di uno spirito curioso e dadaista.
Tecnica dunque organizzata e progettuale in un bricolage che vive di raccolta., ma è sempre supportata da valenza artistica e pittorica.
Con Carla Campea, le tracce di pittura si uniscono a immagini, cose, oggetti, plastiche ed il tutto è condito da colorazioni spesso sfacciate, quasi volutamente ingombranti, raccolte in uno spazio asettico ed isolato sapientemente dal box in plexiglas, che, sembra rubare l'aria alla nostra esistenza per proteggere l'opera stessa.
Per Carla devono essere rappresentati i segni iconici della nostra società consumistica, sempre più infantile e globale come la bandiera Americana a stelle e strisce, o le star iconiche come Mickey Mouse, Marilyn,Scarface, Elvis.. insomma, personaggi sdoganati, senza patria e senza tempo del nostro mondo sempre più "Popolare".